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Arriva in Italia la Terapia a Seduta Singola (TSS), un approccio in grado di massimizzare l’efficacia di ogni singolo intervento psicologico

Devo confessarlo: ero scettico. Molto.
Prima di partecipare al primo workshop italiano sulla Terapia a Seduta Singola, tenuto dall’Italian Center of Single Session Therapy di Roma avevo alcune idee abbastanza radicate su cosa si potesse fare all’interno di una seduta di psicoterapia, di consulenza psicologica o di coaching.

Nonostante conoscessi di persona l’amico Flavio Cannistrà (uno dei soci organizzatori) e la sua competenza professionale, non immaginavo quanto mi dovessi ricredere sulla potenza di questo approccio, che si presenta con una promessa alquanto impegnativa: quella di massimizzare l’efficacia di ogni singola seduta che, molto di frequente, può essere anche l’unica in cui si incontrano il terapeuta e il suo cliente.

Innanzitutto colpiscono i dati (scientifici) analizzati intorno ai quali si è sviluppata la TSS tra cui, su tutti:

  • il numero più frequente di sedute è 1: ciò significa che tra tutte i possibili numeri di incontri di una terapia (1, 2, 3, 4,…97…eccetera) la singola seduta è quella che avviene più spesso
  • analizzando i clienti che spontaneamente si erano fermati alla prima e unica seduta, è stato scoperto che il motivo più frequente (per il 44% circa degli intervistati) era “perché stavano meglio” (o una frase analoga): in tutti questi casi non si trattava quindi di un “drop out” (cioè di un abbandono della terapia) ma del fatto che quel singolo incontro era stato più che soddisfacente per produrre un cambiamento percepito come rilevante e significativo
  • ben il 50% delle persone sceglie la TSS, se gliela si propone
  • in base all’obiettivo stabilito della terapia, che sia relativo a una o più sedute, la percentuale di successo dimostrata è praticamente identica (che, a seconda della ricerca, varia tra il 60% e l’80%)

Ma andiamo con ordine.

Cos’è la Terapia a Seduta Singola e come funziona?

La Terapia a Seduta Singola (abbreviata in TSS) è un approccio alla psicoterapia e alla consulenza psicologica presente nel mondo da circa trent’anni e con una vasta letteratura e ricerca scientifica alle spalle, anche se in Italia è ancora ben poco conosciuta e diffusa.

Nell’arco di questo tempo ha avuto modo di svilupparsi, diffondersi, trovare diverse validazioni, raffinarsi e differenziarsi in almeno 3 stili/scuole diversi: quello statunitense, quello canadese e quello australiano, tutti accomunati da alcuni principi in comune, tra i quali:

  1. un semplice ma potente mindset del terapeuta, in grado di ottimizzare ogni singolo incontro col cliente
  2. un insieme di abilità di supporto che guidano e supportano il processo
  3. un chiarissimo, nitido, quasi estremo mantenimento di un focus preciso per tutta la seduta
  4. un fortissimo orientamento centrato sulla persona e le sue risorse

Ma vediamo un po’ più da vicino cosa avviene all’interno di una Terapia a Seduta Singola

Come si svolge una sessione di TSS
Già fin dal primo momento di accoglienza e introduzione di una TSS si orienta e chiarifica la seduta in modo tale da ottimizzare l’incontro: viene ascoltato con una particolare attenzione il motivo dell’incontro e definito di conseguenza l’obiettivo concreto relativo su cui si lavorerà in seduta.

Dopodiché con un’intensa focalizzazione, ma senza fretta, si lavora sul punto deciso e preciso, evitando di disperdere le energie e il focus in altre direzioni, il tutto scandito da una struttura che aiuta a ottimizzare il tempo dell’incontro.

Ovviamente al suo interno è incluso lo spazio e il tempo per l’intervento specifico, attivo e “tecnico” del terapeuta, che può variare in base al suo orientamento e che solitamente si conclude con una verifica e valutazione della seduta e dei risultati ottenuti.

In base a questi, si potrà decidere insieme se l’incontro è stato sufficiente ad affrontare adeguatamente la questione posta dalla persona, oppure se ci si vorrà rivedere altre volte e proseguire il lavoro: si dice infatti che “solo al termine della seduta si può sapere se è stata o meno una TSS“.
In ogni caso, dopo qualche settimana, ci si sentirà per un follow up con l’intenzione di valutare i cambiamenti avvenuti e decidere di conseguenza il da farsi.

Cosa NON è la Terapia a Seduta Singola
Una volta tornato al lavoro e praticando fin da subito le prime TSS, ho sciolto ormai definitivamente quelli che erano i miei dubbi iniziali sulla sua efficacia e sul senso di questo intervento, mentre nel frattempo ho compreso anche meglio cosa invece NON è la Terapia a Seduta Singola:

  • NON è una iper-semplificazione della terapia

    Uno dei primi pensieri che può saltare alla mente leggendo anche semplicemente il suo nome è che ci  possa trovare di fronte ad una “diluizione” della terapia, ridotta semplicemente a interventi superficiali: tutt’altro.
    Innanzitutto lo specifico orientamento del terapeuta è pienamente rispettato, mentre ciò che viene in particolare ottimizzato è il tempo, e il focus specifico che si vuole dare all’intervento. Nulla a che fare quindi con il “fare di meno” né tantomeno con il fare “peggio”, ma esattamente il contrario: data la specifica intenzione, si lavora con la massima chiarezza insieme al cliente per trarre il massimo da quell’incontro.
  • NON è l’ennesima trovata di marketing

    Ammettiamolo: con ritmo variabile ma costante escono continuamente – in tutti i settori – “novità” che nel migliore dei casi si risolvono nella proverbiale montagna che ha partorito un topolino o in un nuovo “packaging” per qualcosa in realtà di già visto. In questo caso, invece, la TSS presenta a livello internazionale una storia ormai trentennale, un accumulo di dati a sostegno veramente importante ed una struttura “aperta” adattabile alla maggior parte degli orientamenti terapeutici che può renderla una metodologia con una potenzialità di impatto sociale positivo veramente alta.
  • NON è per forza costituita da una sola e unica sessione (anche se ciò può avvenire spesso)
    Nonostante il focus preciso e la definizione  di un obiettivo concordato mirino al risultato in un’unica seduta, la TSS ovviamente è un approccio alla terapia “umano”, oltre che efficace, e con questo intendo che include chiaramente la possibilità che ciò che emerge nell’incontro possa nei fatti non essere sufficiente rispetto ai bisogni della persona o, in alternativa, a nuove esigenze e consapevolezze emerse nella seduta.
    Ciò si esprime nel principio già indicato secondo cui “potremo sapere se si tratta di una Terapia a Seduta Singola solo alla fine” mentre al contempo si traduce comunque nella pratica con l’ottimizzazione di ogni singolo incontro che, nel caso e secondo il bisogno, può per l’appunto essere seguito anche da altri.
  • NON è un approccio freddo e iper-tecnico (tutt’altro)
.
    Questo punto per me è stato davvero una piacevole scoperta: sinceramente mi aspettavo che la TSS fosse una sorta di protocollo estremamente e dettagliatamente tecnico, progettato per trarre il massimo in ogni suo passaggio, quasi fosse un frullatore iper-tecnologico che comprimesse ogni singola fase, momento e processo per estrarne un succo concentrato ed essenziale, ma anche un po’ dis-umanizzato.
    Beh, avevo ragione solo in minima parte: pur trattandosi effettivamente di una struttura che mira ad ottimizzare tutto il tempo a disposizione, di fatto per trarre realmente il massimo dall’incontro mi sono trovato a sperimentare in realtà un più intenso coinvolgimento terapeutico in termini di attenzione, presenza, “cura” e concentrazione (e non che mi mancasse prima, anzi).
    Gli aspetti evocati e attivati dalla Terapia a Seduta Singola includono quindi, per quanto mi riguarda, sia quelli che si potrebbe definire di natura più “fredda” e tecnico-operativa orientata all’efficacia massimizzata, sia quelli di qualità più “calda” e sintonico-relazionale come, del resto, era logico che fosse: l’impatto e i risultati di un intervento, infatti, sono dovuti proprio ad un insieme di variabili, di cui la qualità del rapport terapeutico è uno dei più importanti.

Come può essere utile
Indubbiamente questo nuovo approccio può dimostrarsi estremamente utile in diversi contesti e situazioni, in particolare quando per esigenze individuali o strutturali il fattore tempo e risorse disponibili è cruciale, ad esempio:

  • a chi vuole risolvere un problema specifico o fare un passo importante ed è seriamente disposto a non girare in tondo o “camminare sulle uova”
  • nei contesti pubblici, per via dell’evidente abbattimento dei costi
  • nelle condizioni di emergenza (come ad esempio nei confronti di alluvionati, terremotati, migranti, ecc.) e in generale in tutte quelle in cui è c’è poco tempo per intervenire
  • nelle situazioni in cui per qualsiasi ragione ci si potrà incontrare una sola volta o non si sa quando ci si potrà incontrare di nuovo

In generale, comunque, anche quando fosse necessario per qualsiasi motivo un percorso più lungo, la Terapia a Seduta Singola è una metodologia che promette concretamente di potenziare gli effetti e i risultati ottenibili in ogni singolo incontro disponibile: in un certo senso è come riuscire ad ottimizzare la “dimensione verticale” di tutte le sessioni anche quando si connettono in un percorso “orizzontale” più continuativo nel tempo.

 

 

Tecniche Speciali SuperSegrete
Ma come…in tutto questo niente su tecniche, strumenti, strategie…trucchi magici?

Beh…sì e no.

Le tecniche e gli approcci terapeutici, in realtà, pur facendo parte del processo, non sono assolutamente l’aspetto più saliente: addirittura dai dati risulta che relativamente al successo dell’intervento si attestino per importanza intorno al 15% e, inoltre, non sembra esserci una particolare differenza tra diversi modelli in termini di efficacia.

Questo non significa assolutamente però che l’apprendimento di un modello di intervento terapeutico non sia rilevante per lo psicologo (o medico) specializzato, tutt’altro: il punto è che all’interno di questo modello il terapeuta si è formato ed anche grazie ad esso è diventato in grado sia di intervenire operativamente su determinate situazioni / contesti / problematiche / obiettivi, sia di potenziare direttamente e indirettamente anche tutti gli altri fattori comuni e non specifici coinvolti nella terapia e nella consulenza psicologica come ad esempio la capacità di stabilire una forte relazione terapeutica e quella di individuare le risorse interne ed esterne del paziente utili al processo di cambiamento.

Un futuro promettente
Il mondo è cambiato. Ad essere precisi in realtà lo ha sempre fatto, ma negli ultimi anni la percezione che abbiamo del cambiamento è più forte, chiara e netta, probabilmente a causa della sua velocità e della contemporanea presenza di internet e della tecnologia diffusa che spinge ad continue interazioni dinamiche, stimolazioni e coinvolgimenti: oggi si sente di avere poco tempo, poche risorse, e frequentemente anche bisogno di risposte efficaci e veloci.

Ciò non significa per forza che questa percezione diffusa sia salutare ed equilibrata, ma indubbiamente richiede una risposta pronta e adeguata alle necessità implicite ed esplicite che esprime: la Terapia a Seduta Singola, adattabile a diversi orientamenti e approcci, promette di conservare la ricchezza e l’importanza fondamentale del cambiamento attraverso la psicoterapia riducendo i tempi, aggiungendo focalizzazione ed efficacia e, in questo modo, probabilmente anche incrementando la fiducia e la qualità del rapporto tra cliente e terapeuta.

Come per tutto il resto, anche in terapia, nel coaching o nella consulenza psicologica Il tempo che abbiamo può essere molto o poco, ma ciò che è assolutamente più importante della sua quantità è il modo in cui riusciamo a viverlo e impiegarlo.

La cattiva notizia è che il tempo vola.
La buona notizia è che tu sei il pilota.

(Michael Althsuler)

 

 

 

Come un Aforisma può trasformare in meglio la tua vita. Oppure no.

Photo by Piotr Bizior

Chi mi conosce, sa che amo e faccio spesso uso di citazioni e aforismi, trovati e raccolti nelle mie letture oppure anche solo incontrati, scelti, riflettuti e poi utilizzati.

Secondo la mia esperienza citazioni e aforismi rispecchiano l’essenza del pensiero o di uno scritto di un autore: se possiamo immaginare la sua opera come un albero completo, allora i punti salienti raccolti dalle sue frasi più significative ne rappresentano le radici o almeno i rami principali.

Ogni opera infatti ruota intorno ad alcuni punti essenziali e non tutto ciò che è contenuto in un testo ha lo stesso valore e spessore, come anche ben sa chi è esperto in metodiche di studio strategico e lettura veloce.

Tuttavia c’è una cosa che devi sapere sulle citazioni. (altro…)

Le mie 27+1 citazioni preferite di Wayne Dyer (un tributo)

Wayne-DyerWayne Dyer è stato indubbiamente uno dei più famosi e prolifici esperti  di crescita personale al mondo. Psicologo, autore e conferenziere, definito da molti “il padre della Motivazione”, ha scritto 34 libri e ideato e prodotto un film – the Shift – che racconta il viaggio psicologico e spirituale che conduce dall’ambizione al senso pieno della vita, ed esprime la sua visione del mondo su questo tema.

Questo 29 agosto 2015, dopo aver raggiunto con le sue opere diversi milioni di persone, supermoon by findingashley333, InstagramDyer ci ha salutato per l’ultima volta, accompagnato da una bellissima super-luna piena

Per ricordarlo ho raccolto qui le mie 27 (+1) sue citazioni preferite.
Buona lettura e, soprattutto, Buona Ispirazione.


Prospettive, ostacoli ed opportunità

  1. “Le circostanze non fanno un uomo, lo rivelano.”
  2. “Se credi che tutto si risolverà, vedrai opportunità. Se credi di no, vedrai ostacoli.”
  3. “Cambia il modo di guardare le cose e le cose che guardi cambiano.”
  4. “Ogni ostacolo è un’opportunità. Ogni ostacolo è una prova.”
    da Wayne Dyer, Te stesso al cento per cento

Atteggiamento

  1. “Smetti di agire come se la vita fosse una prova generale. Vivi questo giorno come se fosse l’ultimo. Il passato è passato e andato. Il futuro non è garantito.”
  2. “Soltanto un fantasma volteggia attorno al proprio passato e spiega se stesso con la vita che
    ha già vissuto. Tu non sei quale in precedenza hai deciso di essere, ma quale oggi scegli di essere.”
  3. “Quando giudichi gli altri, non definisci loro, ma definisci te stesso.”
  4. “Quando sei preso da senso di colpa, metti a fuoco un evento passato, ti senti abbattuto o irritato per qualcosa che hai detto o fatto e, assorbito dallo stato d’animo suscitato da quel tuo comportamento, vai consumando il presente. Quando sei preoccupato e inquieto, passi il tuo tempo, che è prezioso, a lasciarti ossessionare da un evento futuro. Che tu guardi indietro o avanti, il risultato è il medesimo: butti via il presente.”
    da Wayne W. Dyer, Le vostre zone erronee guida all’indipendenza dello spirito
  5. “Il senso di colpa è un piccolo strumento di precisione che puoi usare quando non vuoi assumerti le responsabilità della tua vita. Usalo ed eviterai ogni rischio, ma impedirai a te stesso di crescere.”
    da Wayne Dyer, Prendi la vita nelle tue mani
  6. “Ogni tuo comportamento è risultato dei pensieri che lo precedono.”
    da Wayne Dyer, Prendi al vita nelle tue mani
  7. “Ciò che pensiamo determina ciò che ci accade,
    quindi se vogliamo cambiare la nostra vita, dobbiamo allargare la nostra mente.
  8. “Rispetto a ogni cosa che ti è successa puoi sentirti dispiaciuto per te stesso o trattare ciò che è accaduto come un dono. Tutto è sia un’opportunità per crescere, sia un ostacolo per impedirti di crescere. Devi scegliere.”
  9. “Tu sei il risultato di tutte le immagini che hai dipinto di te stesso… e ne puoi sempre dipingere di nuove.”
    da Wayne W. Dyer, Le vostre zone erronee guida all’indipendenza dello spirito
  10. “Non puoi controllarequello che succede intorno a te, ma sei sempre in controllo di ciò che succede dentro di te.”
  11. “Anche se sei in prigione, il tuo angolo di libertà sta nel modo in cui scegli di pensare.
    Nessuno potrà mai sottrartelo!”
    da Wayne Dyer, Te stesso al cento per cento

Azione e Cambiamento

  1. “Come le persone trattano è il loro karma. Come reagisci, è il tuo”
  2. “Procrastinare è una delle malattie più comuni e più mortali, e il suo pedaggio sul successo e la felicità è molto pesante.”
  3. “Non c’è scarsità di opportunità di vivere la vita che ami. C’è solo scarsità di determinazione di farlo accadere.”
  4. “Ti lasci alle spalle le vecchie abitudini coll’ iniziare a pensare: “io rilascio la necessità di questo nella mia vita”
  5. “Non c’è mai affollamento sul miglio supplementare.”
  6. “Il Cambiamento non significa che perdiamo la strada; significa invece che imbocchiamo una strada nuova.
    Prendiamo l’impegno a vivere una vita ispirata allo scopo, anziché alle pretese infinite e alle false promesse che sono il segno distintivo dell’ego.”
    da Wayne Dyer, Il cambiamento
  7. “Lavora ogni giorno sui tuoi pensieripiuttosto che concentrarti sul tuo comportamento.
    È il tuo pensiero che crea i tuoi sentimenti e, alla fine, anche le tue azioni.”
  8. “Quello che hai da fare, fallo adesso. Il futuro non è promesso a nessuno.”
  9. “Puoi compiere questa scelta anche subito – se SCEGLI di compierla!”
    da Wayne W. Dyer, Le vostre zone erronee guida all’indipendenza dello spirito

Scopo, unicità e realizzazione

  1. “Uno dei modi per capire qual è il proprio scopo nella vita è ritornare alla natura, scoprire la propria natura.”
    da Wayne Dyer, The Shift, Il Cambiamento
  2. “Non devi essere come chiunque altro … esiste un’altra via”
  3. “Sono grato a tutte quelle persone che hanno detto No.
    Grazie a loro ce l’ho fatta da solo.”
    Wayne Dyer, Te stesso al cento per cento

 

Pur avendolo conosciuto relativamente tardi, ho da subito apprezzato molti aspetti di Dyer che sentivo in perfetta sintonia con la mia visione, tra cui in particolare tre:

  • un approccio pratico al cambiamento (particolarmente evidente nei suoi primi scritti)
  • una visione dell’essere umano positiva ed evolutiva e
  • una prospettiva della Psicologia molto ampia ed aperta che includeva (o meglio sarebbe dire “inclusa in”) un’apertura verso la dimensione più spirituale(non religiosa), filosofica e significativa dell’esistenza.

Ora, il modo migliore per utilizzare un aforisma, e non soltanto leggerlo passivamente (magari pensando “sì …carino”), è quello di trasformarlo in un esercizio pratico, in grado modificare a poco a poco il proprio modo di pensare, di vedere le cose e di vivere le situazioni e, di conseguenza, anche nelle azioni che farai coerentemente con la tua nuova prospettiva.
Se vuoi saperne di più, leggi l’articolo che ho dedicato a questo argomento.
Per finire, come promesso, un’ultima sua citazione, che sento particolarmente adeguata alla situazione:


Molti anni fa, dopo una conversazione con il mio amico Ram Dass, scrissi queste parole:
“Per tutta la vita ho cercato di essere qualcuno.
Ora finalmente sono qualcuno – però non sono io”

Mi sono impegnato molto per diventare quella persona che gli altri ammiravano per l’impeto del suo ego, per i traguardi raggiunti, per la ricchezza accumulata, e una casa piena di attestati di merito … eppure alla fine ho capito che quella persona non ero io.

Gli elementi dell’ego erano ben radicati, ma io avevo tanta strada da percorrere prima di poter affermare con sincerità:
«Sto vivendo secondo il mio dharma. Sono consapevole dello scopo, e la mia vita significa qualcosa».
da Il Cambiamento, Wayne W. Dyer

 

Wayne, Ti auguro di averlo potuto affermare sinceramente, prima di andartene.

Grazie per la tua opera, il tuo spirito e le tue tracce. Fa’ Buon Viaggio.

 

 

 

I 6 pilastri della Psicologia Positiva per il Benessere e la Felicità

Esiste una nuova forma di Psicologia, che negli ultimi anni ha contribuito a cambiare radicalmente l’approccio verso la persona. In passato, e fin dalla sua nascita, la psicologia occidentale si è principalmente rivolta o allo studio degli “elementi base” di come funzioniamo (ad esempio percezione, memoria, pensiero ecc.) oppure – nel caso della psicologia clinica e della psicoterapia – a cosa di “sbagliato” o di “rotto”, cioè di problematico e disfunzionale ci fosse e di come correggerlo o contenerlo.

Il punto è che la forma mentis generale sviluppata all’interno di questa disciplina ha finito per condizionare fortemente anche ciò che andava a studiare (cioè l’essere umano e il suo comportamento) fino quasi a dimenticarsi di osservare “l’altra metà del cielo”, cioè…come le persone fanno bene ciò che fanno, cosa succede quando siamo felici e come vivono, scelgono, sentono, si comportano, e pensano le persone che hanno la percezione di un grande benessere e un’alta qualità di vita (e, no…so a cosa stai pensando…ma sei fuori strada: forse ti stupirà sapere che non c’entra quasi nulla con il loro livello economico…)

2 tipi di Felicità - Psicologia Efficace

La scoperta della Psicologia Positiva

Questo nuovo approccio che si occupa di capire come le persone felici e soddisfatte fanno quel che fanno e vivono la loro vita – e se è possibile imparare e farlo anche noi – si chiama Psicologia Positiva.
Che, attenzione, non ha nulla a che fare con il “pensiero positivo” di matrice “new age”, in cui spesso si cerca di auto-convincersi (talvolta proprio autoilludendosi) di una realtà diversa da quella che percepiamo e sentiamo… No: questo nuovo approccio è invece uno studio sistematico che si collega alla precedente psicologia focalizzata sul mal-essere e sul disagio e prosegue – ampliandola – dove questa si fermava.

Detto in altre parole: un conto è avere un problema e cercare di superarlo (e – attenzione – talvolta è esattamente ciò su cui è corretto e necessario focalizzarsi principalmente), un altro è cosa fare e come vivere per uscire da quella zona grigia e piatta in cui magari non abbiamo nessun disturbo o grave problema specifico, ma neanche stiamo vivendo una profonda soddisfazione per la nostra vita, non abbiamo un senso di scopo e di significato di ciò che facciamo e, in genere, per usare un eufemismo, non sprizziamo proprio gioia e benessere da tutti i pori.

Quindi, cosa ha scoperto la Psicologia Positiva rispetto a questi temi?
È possibile diventare felici, oppure ci si nasce? È un fattore genetico, o possiamo imparare a farlo? E quali sono le variabili che influenzano la nostra felicità? Sono fattori “esterni” (una buona famiglia di provenienza, un alto reddito, ecc) oppure “interni” e psicologici? O un mix dei due?

Vediamo cos’è emerso da ricerche che hanno coinvolto centinaia di ricercatori in tutto il mondo, diversi anni e differenti culture osservate in giro per il mondo.

I 2 tipi di Felicità, anzi, uno

Sostanzialmente i ricercatori hanno innanzitutto studiato e identificato due grandi macro-tipi di ciò che gli esseri umani chiamano con lo stesso termine di felicità:

• la felicità come piacere (principio edonico, dal greco edoné, piacere)
• la felicità come autorealizzazione (principio eudemonico, dal greco eu-, buono, e -daimon, lo “spirito-coscienza” interiore)

In realtà queste due grandi distinzioni erano già presenti in occidente nelle scuole filosofiche dell’Antica Grecia (nello specifico la felicità come edonia/piacere da Aristippo e i cirenaici, e la felicità come eudemonia/autorealizzazione da Socrate, Platone ed Aristotele) , ma sono state riprese e approfondite recentemente anche in Psicologia.

In particolare lo psicologo Kahneman ha definito la “psicologia edonica” come lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita piacevoli o spiacevoli”, mentre lo psicologo Waterman , recuperando la distinzione aristotelica tra piacere e benessere profondo, definisce la “eudamonia” come “quei sentimenti che accompagnano il comportamento verso – e coerentemente con – il proprio potenziale autentico“.

Abbiamo quindi due grandi categorie di vissuti che ci portano, o sembrano farlo, verso il benessere psicologico e la felicità:

1) tutte quelle attività, situazioni o stimoli che generano sensazioni, emozioni e stati d’animo piacevoli
Alcuni esempi di queste potrebbero essere: mangiare il proprio cibo preferito, passare bei momenti con i propri cari, godersi un bel panorama..

2) tutte quelle esperienze, per la maggior parte complesse, che chiamano in campo le nostre risorse per convogliarle coerentemente verso lo sviluppo di se stessi e del proprio potenziale, perfettamente in linea con la stessa definizione aristotelica di felicità come di realizzazione della propria natura.

E, poiché l’essenza dell’uomo sono la ragione e la virtù, egli non potrà mai essere felice senza essere razionale e virtuoso, cioè saggio” (Aristotele)

Possibili esempi di questa categoria possono invece essere: studiare per apprendere qualcosa di nuovo e/o conseguire un nuovo titolo/abilitazione, imparare un hobby complesso come, ad esempio, suonare uno strumento musicale, sviluppare una nuova capacità come parlare una differente lingua straniera…e così via.

Ecco quindi che sembra profilarsi un dilemma … mi rende maggiormente felice nel lungo periodo seguire ciò che mi dà piacere nell’immediato (e, magari, specularmente allontanarmi da ciò che mi crea disagio), oppure investire sforzi, tempo ed energie per scoprire, coltivare e far emergere i miei talenti e le mie qualità più profonde ed umane (le “virtù” per dirla con Aristotele)?

La risposta della Psicologia positiva (e, a dirla tutta, anche di diverse tradizioni filosofiche d’oriente ed occidente) come avrai intuito è che la felicità e il benessere profondo vengono sperimentati maggiormente proprio nel perseguire l’approccio “eudemonico”, quello cioè che ti spinge a conoscere e ti permette ed aiuta ad esprimere il meglio di te.

Ciò accade per diverse ragioni, di cui la fondamentale è che, seguendo le semplici sensazioni piacevoli, non può essere raggiunta una soddisfazione duratura, dato che queste, per loro natura, da un lato durano poco e dall’altro sono soggette a così tante variabili che spesso la percezione che ne abbiamo cambia a seconda della situazione e del contesto (ti è mai capitato, ad esempio, di non gustarti come avresti voluto il tuo piatto preferito che avevi aspettato tutta la settimana di assaporare, perché magari hai avuto un problema sul lavoro oppure il cameriere è stato scortese?).

La maggior parte delle volte succede esattamente così: al di là della sperimentazione del momento, le sensazioni spiacevoli hanno breve durata e sono estremamente volatili e cangianti.

Ciò significa forse che dobbiamo eliminarle, ridurle o che in qualche modo sono “sbagliate”?

Assolutamente no: l’importante è dare loro il giusto peso e adeguare di conseguenza le nostre aspettative: gustarsele appieno nell’istante in cui sono presenti, esattamente nel modo e nell’intensità in cui si manifestano in quel momento (ricorda l’esempio di prima del ristorante…), e poi … lasciarle andare, senza per forza fondare la nostra felicità sulla ricerca compulsiva di una sequenza di sensazioni piacevoli…

Viceversa, le persone maggiormente e profondamente felici sembrano essere quelle che perseguono un loro obiettivo o scopo importante e significativo: nel percorso di trasformazione che questo comporta, le sfide da affrontare sono molte ma la soddisfazione generata è molto più duratura e profonda: oltre a perseguire qualcosa che le fa sentire intensamente vive e in armonia con se stesse, avvengono anche ulteriori apprendimenti trasversali e inaspettati che possono essere trasferiti anche ad altre aree della propria vita e si imparano e sviluppano nuove capacità che fanno crescere come persone e generano una più completa e duratura soddisfazione.

Imparando a suonare uno strumento o a dipingere, ad esempio, non solo “ottengo” un risultato che, evidentemente, mi interessava profondamente ma, nel processo di apprendimento sviluppo più o meno implicitamente anche una serie di esperienze estremamente utili, come per esempio:

• superare e andare oltre la frustrazione dei primi errori
• imparare a posticipare la soddisfazione (sviluppando così nuove capacità e una diversa libertà nei confronti delle proprie emozioni)
• scoprire il piacere di scoprire cose nuove
• imparare a leggere nuovi mondi (suoni o colori) e comprendere e interpretare a nuovi livelli quelli altrui
• ascoltare, esprimere e comunicare il proprio sé

Tra l’altro, perseguire principalmente la “felicità eudamonica” può benissimo includere anche il godimento di esperienze piacevoli …solo non le fa diventare il baricentro e il motore della nostra vita, ma le inserisce in una prospettiva temporale e qualitativa più ampia e completa.

Fai di Più di Ciò che Ti Rende Felice - Psicologia Efficace

Quindi, per accrescere la Felicità nella nostra vita, abbiamo capito che è meglio dedicarsi a attività, obiettivi e scopi che ci aiutano a “esprimere la nostra vera natura”. Corretto.
Questa però è ancora solo metà della questione.

Già, perché esistono anche quelle famose “virtù”, riprese e sistematizzate dalla Psicologia Positiva, che sono di fatto slegate da uno specifico “risultato” ottenibile (come “suonare il pianoforte”) e vanno invece in direzione dello sviluppo della nostra capacità di essere profondamente umani.

Ok … quali sono quindi queste famose “virtù” da sviluppare per essere veramente felici?
Scoprile leggendo il prossimo paragrafo …

I 6 ingredienti della Felicità

Hanno nomi un po’particolari e con un sapore vagamente retrò … ma fidati se ti dico che approfondendoli, ti accorgerai di come siano proprio perfettamente in linea con la percezione che abbiamo di una persona felice: intuitivamente sappiamo riconoscere che possederli o non possederli fa tutta la differenza del mondo tra sperimentare ampiamente nella propria vita la felicità e il benessere psicologico ..o meno.
Vediamoli brevemente, prima di approfondirli uno per uno in successivi articoli:

1. Saggezza e Conoscenza
La facoltà umana di tendere e perseguire la scoperta, la verità e la conoscenza e connettere la propria esperienza e quelle dei propri simili ad un senso e significato più ampio

2. Coraggio
La capacità umana di agire nonostante la paura,superandola e trascendendola mentre si affrontano gli inevitabili ostacoli e avversità nel perseguimento dei propri obiettivi e delle proprie mete.

3. Umanità / Amorevolezza
La virtù umana assolutamente fondamentale a livello relazionale, in grado di connetterci, desiderare il bene e supportare con le nostre azioni, intenzioni e sentimenti altri esseri

4. Giustizia
L’abilità umana di ricercare e perseguire il massimo bene collettivo attraverso le migliori forme di convivenza e di rispetto dei diritti individuali fondamentali

5. Temperanza
La capacità umana di essere “autoefficaci” senza farsi trascinare e governare passivamente dagli impulsi istintivi e dagli eccessi, dirigendo ed esprimendo le nostre qualità e talenti

6. Trascendenza
È la facoltà umana di andare oltre il senso di limitatezza e finitezza del proprio io, connettendosi ad una realtà più ampia e profonda

Le 6 Virtù della Felicità - Eudaimonia (Psicologia Efficace)

Come ti dicevo, anche se possono sembrarti concetti provenienti da un qualche salto spazio-temporale di un certo secolo addietro, non voglio che ti trai in inganno: immagina per un istante di possedere e di esprimere appieno, anzi, di “essere”, tutte queste 6 qualità e poi chiediti “c’è davvero altro di cui avrei bisogno per essere felice?

Se farai davvero questo breve esercizio / esperimento mentale, scoprirai molto probabilmente qual è la inevitabile risposta … 😉

E quindi? Quindi, non una , ma anzi 3 buone notizie per te:

1) la “Ricerca della Felicità” è possibile e perseguibile e , se mai ne avessimo avuto bisogno, ciò è stato confermato anche dalle ricerche psico-sociali sul campo
2) il raggiungimento di stati di profondo appagamento, soddisfazione, benessere e felicità sono molto poco correlati a fattori esterni (genetica, situazione socio-economica, ecc.) o al perseguimento di mere esperienze piacevoli, e molto connessi invece a elementi psicologici e relazionali importanti e significativi per noi stessi
3) il segreto per riuscire a raggiungere uno dei principali, più grandi e più importanti obiettivi dell’essere umano – vivere felicemente – sembra proprio passare attraverso lo sviluppo di queste 6 facoltà fondamentali … che – ed è questa la notizia migliore – possono essere coltivate e accresciute per tutta la vita…

Quindi, ora tocca te…

Scrivi nei commenti qual è la “virtù” che pensi di avere maggiormente sviluppata, e quale invece avresti bisogno di coltivare di più (e perché la ritieni così importante). Prossimamente … vedremo anche COME svilupparle e cosa possiamo fare specificamente per accrescerle, nella vita privata e nel lavoro: continua a seguire il blog e iscriviti alla newsletter per non perderti queste preziose informazioni!

A presto!

 

 

10 abilità da sviluppare per superare problemi e avere una vita felice

Ogni tanto pure tu hai il sospetto che qualcosa non funziona come dovrebbe nella tua vita?

Beh … se anche tu sei un essere umano, esattamente come me e tutti gli altri, probabilmente stai vivendo un qualche tipo di problema o fastidio, e forse vorresti avere una diversa o migliore capacità di far fronte e trasformare queste difficoltà, e muoverti nella direzione di una vita più felice.

Oppure non si tratta magari di un vero problema con cui hai a che fare, ma piuttosto di una più o meno piccola frustrazione di un qualche desiderio, sogno od obiettivo che vorresti realizzare e che, per qualche ragione, ancora ti sfugge.

Bene, innanzitutto, sappi che sei in buona compagnia. Spesso facciamo fatica a renderci conto che anche tutti gli altri intorno a noi vivono essenzialmente lo stesso problema di fondo e – tra l’altro – proprio non comprendere questo proprio è, paradossalmente, all’origine di alcune difficoltà relazionali e della comune mancanza di vera assertività, che si traduce poi concretamente in diverse forme e gradi di comportamenti passivi e di sottomissione o, al contrario, aggressivi e distruttivi.

In secondo luogo, forse nessuno ti ha detto che fin dai tempi della scuola avremmo dovuto scoprire che esistono alcune capacità fondamentali da sviluppare in grado di aiutarci a liberare le nostre potenzialità e farci vivere una vita piena, sana e appagante.

Enjoying the sun

Vuoi sapere quindi quali sono queste importantissime abilità?

Di preciso si tratta di 10 Life-Skills, eccole qui in dettaglio:

  1. Capacità di Prendere Decisioni (“Decision Making”)
    Aiuta ad affrontare in modo costruttivo ogni situazione che implica una decisione. Imparare nel modo migliore a valutare le opzioni disponibili e gli effetti delle scelte conseguenti possono comportare ha importanti ripercussioni sia sulla qualità di vita percepita, sia addirittura sulla propria salute, intesa nella sua accezione più ampia.
  2. Capacità di Risolvere Problemi (“Problem Solving”)
    Facilita l’approccio costruttivo ai vari problemi che si incontrano nella vita. Da notare che difficoltà significative non affrontate efficacemente e/o irrisolte sono fonte di stress, che a sua volta può far insorgere disturbi anche a livello fisico.
  3. Pensiero Creativo
    Contribuisce sinergicamente sia alle capacità decisionali sia alla capacità di risolvere problemi, permettendo di analizzare ed esplorare le opzioni disponibili, di crearne di nuove e di immaginare le conseguenze dell’azione o dell’inazione. Aiuta a vedere oltre le esperienze dirette e a rispondere con flessibilità alle varie situazioni che si presentano nella vita quotidiana.
  4. Pensiero Critico
    È la capacità di analizzare informazioni ed esperienze in modo logico ed obiettivo. Può contribuire al benessere aiutando a riconoscere tutti quei fattori – esterni ed interni – che influenzano il nostro comportamento e la nostra vita, come ad esempio i valori personali, la pressione dei nostri pari e l’influenza dei media.
  5. Comunicazione Efficace
    Riguarda la capacità di esprimersi in modo appropriato alla propria cultura e alla situazione in cui ci si trova, sia a livello verbale, sia non verbalmente. Comporta l’essere in grado di esprimere efficacemente opinioni, desideri, necessità e paure, così come riuscire a chiedere e ad offrire consiglio o aiuto nel momento del bisogno.
  6. Capacità di Relazioni Interpersonali
    Sono quelle caratteristiche che aiutano a relazionarsi in modo positivo con gli altri. Essere in grado di instaurare e mantenere buone relazioni, così come anche di essere capaci di terminarne una in modo costruttivo, può rivelarsi di grande importanza per il nostro benessere psicologico e sociale.
  7. Autoconsapevolezza
    Include la capacità di essere consapevoli di noi stessi e del nostro carattere, dei nostri gusti, dei nostri punti di forza così come delle nostre debolezze. Svilupparla può aiutare – tra l’altro – a riconoscere quando si è stressati o sotto pressione. Spesso è anche un prerequisito di altre capacità, come ad esempio: comunicare efficacemente; sviluppare relazioni interpersonali; provare empatia verso gli altri.
  8. Empatia
    È la capacità di immaginare e percepire accuratamente come un’altra persona può sentirsi e quali sentimenti e sensazioni sta provando, comportandosi di conseguenza. L’empatia è coinvolta nella comprensione, accettazione e valorizzazione delle differenze individuali e nel miglioramento delle relazioni e delle interazioni sociali.
  9. Gestione delle Emozioni
    Implica il saper riconoscere le emozioni negli altri e in noi stessi, essere consapevoli di come le emozioni influenzano il comportamento, ed essere in grado di rispondere alle emozioni in modo appropriato, comprese quelle particolarmente intense come la rabbia o il dolore, che possono avere effetti negativi diretti sulla propria salute
  10. Gestione dello Stress
    Saper gestire lo stress implica la capacità riconoscere le fonti di stress nella propria vita e gli effetti che questo ha sul proprio stato e comportamento. Significa anche agire per controllarne il livello a cui siamo sottoposti, sia apportando cambiamenti nel nostro ambiente o stile di vita, sia imparando a rilasciare le tensioni e ricaricare la nostra energia.

Ovviamente, com’è facile intuire, si tratta di “macro-abilità”, vale a dire di capacità complesse che a loro volta sono formate da sotto-abilità che le compongono e le strutturano.
Inoltre, questo primo elenco non esaurisce l’insieme di “Life-Skills” che una persona potrebbe o avrebbe bisogno di sviluppare per una vita soddisfacente e felice … però proprio queste 10 “Competenze per la Vita” sono state identificate dalla stessa OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità, trovi il documento qui) come basilari e fondamentali per aiutare l’individuo a:

  • sviluppare la capacità di vivere al meglio delle proprie possibilità
  • superare più facilmente gli inevitabili ostacoli che si incontrano nella vita
  • renderlo abile a far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide quotidiane
  • influenzare come si sente rispetto a se stesso e agli altri, aumentando la propria autostima e fiducia in sé
  • influire sul modo in cui viene percepito dalle altre persone
  • incrementare la motivazione a prendersi cura di se stesso e degli altri
  • promuovere il proprio benessere mentale e prevenire disagio, problemi comportamentali e di salute

Non male, eh?

La prima buona notizia che devi conoscere è che queste abilità, così come la maggior parte delle altre, si sviluppano con l’allenamento

La seconda buona notizia è che, anche se l’ideale sarebbe svilupparle fin dall’infanzia, in realtà non è mai troppo tardi per iniziare ad allenarle!

Dato che questo può concretamente fare la differenza in termini di qualità della tua vita, ho quindi pensato che ti avrebbe fatto piacere fare un primo passo in questa direzione, e ho disegnato apposta per te questi 3 semplici step:

  1. scarica gratuitamente la scheda delle 10 Life-Skills fondamentali, che trovi qui
  2. valuta il tuo grado attuale per ognuna delle Life-Skills
  3. butta giù liberamente alcune idee su azioni che – secondo te – possono far crescere ognuna di queste abilità

Ovviamente non ci sono risposte giuste a priori e assolutamente non si tratta di un esame: metti in pausa perfezionismo e autocritica selvaggia e rispondi intuitivamente, di getto e con la massima semplicità possibile … vedrai che oltre a venirti meglio, sarà anche più divertente 😉

Cosa aspetti, quindi?

Prenditi 10 minuti da dedicare al miglioramento della tua vita: fa’ l’esercizio e condividi qui sotto i tuoi risultati aggiungendo, se vuoi, ulteriori life-skills che non hai trovato in quest’elenco e che secondo te potrebbero essere davvero importanti per fare la differenza. Buon lavoro!

 

A presto e,

Buon Cambiamento!

Perché Psicologia Efficace ?

Sai qual è uno dei “segreti” della Psicologia?

E’ il fatto che non esiste “una” Psicologia, ma piuttosto molti “Modelli” di Psicologia diversi.

Questo è uno degli aspetti più affascinanti – ma anche più spiazzanti – che incontra chiunque si avvicina a questa bellissima disciplina, e che richiede spesso una “mappa” chiara per non perdersi e orientarsi efficacemente verso una determinata direzione.

Ricordo che io stesso, quando ho iniziato i corsi all’Università, mi sono stupito non poco nello scoprire che mi trovavo in una specie di dedalo che poteva prendere le direzioni più disparate…e finire in qualche caso anche in “inutili” vicoli ciechi.

Hai mai sentito dire, in modi diversi e non spesso tutti eleganti, che la Psicologia (così come anche la Filosofia, sua parente stretta) è “solo chiacchiere, solo belle parole” ?
Beh, io sì…molte, troppe volte…e la cosa non mi piaceva.

Anche perché, fin dall’inizio, per me Psicologia faceva rima con cambiamento, miglioramento, crescitadoveva farci rima.

Così, un bel giorno ho preso la risoluta decisione che avrei sperimentato, selezionato, sviluppato e portato avanti solo approcci in grado di migliorare concretamente la mia vita e, ovviamente, quella altrui.

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Come districarsi quindi in una foresta di definizioni, metodi, strumenti e punti di vista differenti?

Ognuno può legittimamente scegliere una strada diversa, ma qui su Psicologia Efficace troverai un approccio che predilige:

  1. Efficacia: i modelli e gli strumenti devono portare a cambiamenti e risultati desiderati, concreti e percepibili. Ciò significa che, rispetto a discussioni teoriche pur di qualche indiscutibile interesse, qui privilegeremo piuttosto la funzionalità e l’utilità pratica
  2. Pro-Attività: l’individuo non è un soggetto passivo che subisce gli eventi, ma lo consideriamo invece come un attore consapevole e attivo, in grado di agire, influenzare e cambiare sia situazioni esterne, sia “paesaggi” interiori: l’unica differenza sta nel punto di partenza iniziale e nella scelta di “allenarsi” effettivamente al cambiamento
  3. Focus “Positivo”: in ambito psicologico e di crescita personale si è fatto strada ormai da diversi anni un nuovo approccio orientato alla “Psicologia Positiva” e dintorni: grazie a questo nuovo indirizzo e ad altre Risorse “Non-Convenzionali”, l’accento si sposta dall’esclusivo “riparare ciò che non funziona” (classico orientamento al problema della psicologia tradizionale) all’aggiunta di come sviluppare e/o rinforzare ciò che fa sentire soddisfatti, realizzati e felici
  4. Benessere globale: la persona è considerata nella sua totalità, come un “sistema” complesso e integrato: anche a livello scientifico innumerevoli dati e ricerche a supporto confermano ormai inequivocabilmente che i pensieri, le emozioni e lo stato fisiologico sono fortemente correlati e interagenti, influenzandosi continuativamente sia in senso positivo, sia disfunzionale. L’insieme delle azioni che conducono efficacemente al miglioramento desiderato possono quindi partire da “punti di ingresso” differenti, spesso diversi a seconda delle peculiarità individuali

Quindi…cosa aspetti?
Impara e applica gli strumenti giusti e prendi in mano il tuo cambiamento. Puoi farlo.

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A presto!

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