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I 6 pilastri della Psicologia Positiva per il Benessere e la Felicità

Esiste una nuova forma di Psicologia, che negli ultimi anni ha contribuito a cambiare radicalmente l’approccio verso la persona. In passato, e fin dalla sua nascita, la psicologia occidentale si è principalmente rivolta o allo studio degli “elementi base” di come funzioniamo (ad esempio percezione, memoria, pensiero ecc.) oppure – nel caso della psicologia clinica e della psicoterapia – a cosa di “sbagliato” o di “rotto”, cioè di problematico e disfunzionale ci fosse e di come correggerlo o contenerlo.

Il punto è che la forma mentis generale sviluppata all’interno di questa disciplina ha finito per condizionare fortemente anche ciò che andava a studiare (cioè l’essere umano e il suo comportamento) fino quasi a dimenticarsi di osservare “l’altra metà del cielo”, cioè…come le persone fanno bene ciò che fanno, cosa succede quando siamo felici e come vivono, scelgono, sentono, si comportano, e pensano le persone che hanno la percezione di un grande benessere e un’alta qualità di vita (e, no…so a cosa stai pensando…ma sei fuori strada: forse ti stupirà sapere che non c’entra quasi nulla con il loro livello economico…)

2 tipi di Felicità - Psicologia Efficace

La scoperta della Psicologia Positiva

Questo nuovo approccio che si occupa di capire come le persone felici e soddisfatte fanno quel che fanno e vivono la loro vita – e se è possibile imparare e farlo anche noi – si chiama Psicologia Positiva.
Che, attenzione, non ha nulla a che fare con il “pensiero positivo” di matrice “new age”, in cui spesso si cerca di auto-convincersi (talvolta proprio autoilludendosi) di una realtà diversa da quella che percepiamo e sentiamo… No: questo nuovo approccio è invece uno studio sistematico che si collega alla precedente psicologia focalizzata sul mal-essere e sul disagio e prosegue – ampliandola – dove questa si fermava.

Detto in altre parole: un conto è avere un problema e cercare di superarlo (e – attenzione – talvolta è esattamente ciò su cui è corretto e necessario focalizzarsi principalmente), un altro è cosa fare e come vivere per uscire da quella zona grigia e piatta in cui magari non abbiamo nessun disturbo o grave problema specifico, ma neanche stiamo vivendo una profonda soddisfazione per la nostra vita, non abbiamo un senso di scopo e di significato di ciò che facciamo e, in genere, per usare un eufemismo, non sprizziamo proprio gioia e benessere da tutti i pori.

Quindi, cosa ha scoperto la Psicologia Positiva rispetto a questi temi?
È possibile diventare felici, oppure ci si nasce? È un fattore genetico, o possiamo imparare a farlo? E quali sono le variabili che influenzano la nostra felicità? Sono fattori “esterni” (una buona famiglia di provenienza, un alto reddito, ecc) oppure “interni” e psicologici? O un mix dei due?

Vediamo cos’è emerso da ricerche che hanno coinvolto centinaia di ricercatori in tutto il mondo, diversi anni e differenti culture osservate in giro per il mondo.

I 2 tipi di Felicità, anzi, uno

Sostanzialmente i ricercatori hanno innanzitutto studiato e identificato due grandi macro-tipi di ciò che gli esseri umani chiamano con lo stesso termine di felicità:

• la felicità come piacere (principio edonico, dal greco edoné, piacere)
• la felicità come autorealizzazione (principio eudemonico, dal greco eu-, buono, e -daimon, lo “spirito-coscienza” interiore)

In realtà queste due grandi distinzioni erano già presenti in occidente nelle scuole filosofiche dell’Antica Grecia (nello specifico la felicità come edonia/piacere da Aristippo e i cirenaici, e la felicità come eudemonia/autorealizzazione da Socrate, Platone ed Aristotele) , ma sono state riprese e approfondite recentemente anche in Psicologia.

In particolare lo psicologo Kahneman ha definito la “psicologia edonica” come lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita piacevoli o spiacevoli”, mentre lo psicologo Waterman , recuperando la distinzione aristotelica tra piacere e benessere profondo, definisce la “eudamonia” come “quei sentimenti che accompagnano il comportamento verso – e coerentemente con – il proprio potenziale autentico“.

Abbiamo quindi due grandi categorie di vissuti che ci portano, o sembrano farlo, verso il benessere psicologico e la felicità:

1) tutte quelle attività, situazioni o stimoli che generano sensazioni, emozioni e stati d’animo piacevoli
Alcuni esempi di queste potrebbero essere: mangiare il proprio cibo preferito, passare bei momenti con i propri cari, godersi un bel panorama..

2) tutte quelle esperienze, per la maggior parte complesse, che chiamano in campo le nostre risorse per convogliarle coerentemente verso lo sviluppo di se stessi e del proprio potenziale, perfettamente in linea con la stessa definizione aristotelica di felicità come di realizzazione della propria natura.

E, poiché l’essenza dell’uomo sono la ragione e la virtù, egli non potrà mai essere felice senza essere razionale e virtuoso, cioè saggio” (Aristotele)

Possibili esempi di questa categoria possono invece essere: studiare per apprendere qualcosa di nuovo e/o conseguire un nuovo titolo/abilitazione, imparare un hobby complesso come, ad esempio, suonare uno strumento musicale, sviluppare una nuova capacità come parlare una differente lingua straniera…e così via.

Ecco quindi che sembra profilarsi un dilemma … mi rende maggiormente felice nel lungo periodo seguire ciò che mi dà piacere nell’immediato (e, magari, specularmente allontanarmi da ciò che mi crea disagio), oppure investire sforzi, tempo ed energie per scoprire, coltivare e far emergere i miei talenti e le mie qualità più profonde ed umane (le “virtù” per dirla con Aristotele)?

La risposta della Psicologia positiva (e, a dirla tutta, anche di diverse tradizioni filosofiche d’oriente ed occidente) come avrai intuito è che la felicità e il benessere profondo vengono sperimentati maggiormente proprio nel perseguire l’approccio “eudemonico”, quello cioè che ti spinge a conoscere e ti permette ed aiuta ad esprimere il meglio di te.

Ciò accade per diverse ragioni, di cui la fondamentale è che, seguendo le semplici sensazioni piacevoli, non può essere raggiunta una soddisfazione duratura, dato che queste, per loro natura, da un lato durano poco e dall’altro sono soggette a così tante variabili che spesso la percezione che ne abbiamo cambia a seconda della situazione e del contesto (ti è mai capitato, ad esempio, di non gustarti come avresti voluto il tuo piatto preferito che avevi aspettato tutta la settimana di assaporare, perché magari hai avuto un problema sul lavoro oppure il cameriere è stato scortese?).

La maggior parte delle volte succede esattamente così: al di là della sperimentazione del momento, le sensazioni spiacevoli hanno breve durata e sono estremamente volatili e cangianti.

Ciò significa forse che dobbiamo eliminarle, ridurle o che in qualche modo sono “sbagliate”?

Assolutamente no: l’importante è dare loro il giusto peso e adeguare di conseguenza le nostre aspettative: gustarsele appieno nell’istante in cui sono presenti, esattamente nel modo e nell’intensità in cui si manifestano in quel momento (ricorda l’esempio di prima del ristorante…), e poi … lasciarle andare, senza per forza fondare la nostra felicità sulla ricerca compulsiva di una sequenza di sensazioni piacevoli…

Viceversa, le persone maggiormente e profondamente felici sembrano essere quelle che perseguono un loro obiettivo o scopo importante e significativo: nel percorso di trasformazione che questo comporta, le sfide da affrontare sono molte ma la soddisfazione generata è molto più duratura e profonda: oltre a perseguire qualcosa che le fa sentire intensamente vive e in armonia con se stesse, avvengono anche ulteriori apprendimenti trasversali e inaspettati che possono essere trasferiti anche ad altre aree della propria vita e si imparano e sviluppano nuove capacità che fanno crescere come persone e generano una più completa e duratura soddisfazione.

Imparando a suonare uno strumento o a dipingere, ad esempio, non solo “ottengo” un risultato che, evidentemente, mi interessava profondamente ma, nel processo di apprendimento sviluppo più o meno implicitamente anche una serie di esperienze estremamente utili, come per esempio:

• superare e andare oltre la frustrazione dei primi errori
• imparare a posticipare la soddisfazione (sviluppando così nuove capacità e una diversa libertà nei confronti delle proprie emozioni)
• scoprire il piacere di scoprire cose nuove
• imparare a leggere nuovi mondi (suoni o colori) e comprendere e interpretare a nuovi livelli quelli altrui
• ascoltare, esprimere e comunicare il proprio sé

Tra l’altro, perseguire principalmente la “felicità eudamonica” può benissimo includere anche il godimento di esperienze piacevoli …solo non le fa diventare il baricentro e il motore della nostra vita, ma le inserisce in una prospettiva temporale e qualitativa più ampia e completa.

Fai di Più di Ciò che Ti Rende Felice - Psicologia Efficace

Quindi, per accrescere la Felicità nella nostra vita, abbiamo capito che è meglio dedicarsi a attività, obiettivi e scopi che ci aiutano a “esprimere la nostra vera natura”. Corretto.
Questa però è ancora solo metà della questione.

Già, perché esistono anche quelle famose “virtù”, riprese e sistematizzate dalla Psicologia Positiva, che sono di fatto slegate da uno specifico “risultato” ottenibile (come “suonare il pianoforte”) e vanno invece in direzione dello sviluppo della nostra capacità di essere profondamente umani.

Ok … quali sono quindi queste famose “virtù” da sviluppare per essere veramente felici?
Scoprile leggendo il prossimo paragrafo …

I 6 ingredienti della Felicità

Hanno nomi un po’particolari e con un sapore vagamente retrò … ma fidati se ti dico che approfondendoli, ti accorgerai di come siano proprio perfettamente in linea con la percezione che abbiamo di una persona felice: intuitivamente sappiamo riconoscere che possederli o non possederli fa tutta la differenza del mondo tra sperimentare ampiamente nella propria vita la felicità e il benessere psicologico ..o meno.
Vediamoli brevemente, prima di approfondirli uno per uno in successivi articoli:

1. Saggezza e Conoscenza
La facoltà umana di tendere e perseguire la scoperta, la verità e la conoscenza e connettere la propria esperienza e quelle dei propri simili ad un senso e significato più ampio

2. Coraggio
La capacità umana di agire nonostante la paura,superandola e trascendendola mentre si affrontano gli inevitabili ostacoli e avversità nel perseguimento dei propri obiettivi e delle proprie mete.

3. Umanità / Amorevolezza
La virtù umana assolutamente fondamentale a livello relazionale, in grado di connetterci, desiderare il bene e supportare con le nostre azioni, intenzioni e sentimenti altri esseri

4. Giustizia
L’abilità umana di ricercare e perseguire il massimo bene collettivo attraverso le migliori forme di convivenza e di rispetto dei diritti individuali fondamentali

5. Temperanza
La capacità umana di essere “autoefficaci” senza farsi trascinare e governare passivamente dagli impulsi istintivi e dagli eccessi, dirigendo ed esprimendo le nostre qualità e talenti

6. Trascendenza
È la facoltà umana di andare oltre il senso di limitatezza e finitezza del proprio io, connettendosi ad una realtà più ampia e profonda

Le 6 Virtù della Felicità - Eudaimonia (Psicologia Efficace)

Come ti dicevo, anche se possono sembrarti concetti provenienti da un qualche salto spazio-temporale di un certo secolo addietro, non voglio che ti trai in inganno: immagina per un istante di possedere e di esprimere appieno, anzi, di “essere”, tutte queste 6 qualità e poi chiediti “c’è davvero altro di cui avrei bisogno per essere felice?

Se farai davvero questo breve esercizio / esperimento mentale, scoprirai molto probabilmente qual è la inevitabile risposta … 😉

E quindi? Quindi, non una , ma anzi 3 buone notizie per te:

1) la “Ricerca della Felicità” è possibile e perseguibile e , se mai ne avessimo avuto bisogno, ciò è stato confermato anche dalle ricerche psico-sociali sul campo
2) il raggiungimento di stati di profondo appagamento, soddisfazione, benessere e felicità sono molto poco correlati a fattori esterni (genetica, situazione socio-economica, ecc.) o al perseguimento di mere esperienze piacevoli, e molto connessi invece a elementi psicologici e relazionali importanti e significativi per noi stessi
3) il segreto per riuscire a raggiungere uno dei principali, più grandi e più importanti obiettivi dell’essere umano – vivere felicemente – sembra proprio passare attraverso lo sviluppo di queste 6 facoltà fondamentali … che – ed è questa la notizia migliore – possono essere coltivate e accresciute per tutta la vita…

Quindi, ora tocca te…

Scrivi nei commenti qual è la “virtù” che pensi di avere maggiormente sviluppata, e quale invece avresti bisogno di coltivare di più (e perché la ritieni così importante). Prossimamente … vedremo anche COME svilupparle e cosa possiamo fare specificamente per accrescerle, nella vita privata e nel lavoro: continua a seguire il blog e iscriviti alla newsletter per non perderti queste preziose informazioni!

A presto!

 

 

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